Suicidi in carcere: un bilancio sei mesi dopo l’evento in Senato

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l punto con Luigi Scigliano, AD di Anthea Group

A sei mesi dall’evento che ha visto Anthea Group presente in Senato per affrontare il tema “Suicidi in carcere: aspetti psicologici della prevenzione”, è tempo di fare un bilancio. Quello che allora era un momento di confronto intenso, oggi si conferma come un punto di partenza per iniziative concrete, frutto della collaborazione tra istituzioni, esperti e realtà del terzo settore.

Il seminario ha rappresentato un passaggio chiave per portare il dibattito sul piano istituzionale, mettendo in evidenza la necessità di un approccio nuovo. Anthea Group ha partecipato con convinzione, sostenendo l’iniziativa non solo come partner attivo, ma soprattutto come atto di responsabilità sociale. L’azienda continua a vedere nell’informazione e nella formazione specifica su questi argomenti un tassello fondamentale per cambiare davvero le cose e per questo ha scelto di mettere a disposizione competenze, esperienze e strumenti a favore degli operatori del settore.

Luigi Scigliano, amministratore delegato di Anthea Group, sottolinea come il vero nodo rimanga il lavoro interdisciplinare e coordinato. “La prevenzione dei suicidi”, ribadisce ancora oggi, “non può essere lasciata sulle spalle di una singola figura o di un reparto isolato. Solo la collaborazione tra psicologi, medici, educatori, figure della sicurezza e volontariato può costruire una strategia condivisa, con ruoli chiari, risorse adeguate e protocolli operativi ben definiti. È in questo contesto che la formazione assume un ruolo decisivo, perché diventa l’elemento trasversale che permette a tutti di parlare lo stesso linguaggio e riconoscere i segnali di rischio”.

Scigliano ricorda anche che, a sei mesi di distanza, la sfida culturale è certamente aperta. 

“In molte realtà il carcere continua a essere percepito come un luogo puramente punitivo, dove il riconoscimento della dimensione psicologica del dolore e della sofferenza è limitato o sottovalutato. Superare queste barriere culturali significa dare dignità alla vita delle persone detenute, ma anche offrire agli operatori strumenti e prospettive nuove con cui affrontare i problemi quotidiani”.

Il personale stesso, spiega, è spesso sottodimensionato e privo di una formazione aggiornata su questi delicati temi. Da qui la necessità, sempre più urgente, di una formazione continua, obbligatoria e specializzata per tutti: conoscere la psicopatologia, i segnali di rischio, le tecniche di intervento breve, l’ascolto e la gestione dell’emergenza non deve essere una competenza per pochi, ma un patrimonio comune a ogni livello operativo.

Dal 2020, Anthea Group ha iniziato un percorso con impegno portando avanti anche percorsi formativi mirati, aggiornando i propri programmi e condividendo le migliori pratiche con quotati professionisti. 

Per l’azienda, sostenere eventi di questo tipo significa investire nella costruzione di una cultura più consapevole, in cui la prevenzione dei suicidi in carcere, o nella tutela dei soggetti deboli, diventi un obiettivo concreto e condiviso, e in cui la formazione sia la leva capace di trasformare le buone intenzioni in azioni reali.

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