La comunicazione non violenta – Seconda parte

Data di pubblicazione

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Di Yara Bravo

Ci sono 4 passaggi e 2 parti per la comunicazione non violenta:

1. Osservazione

La CNV enfatizza l’osservazione senza giudizio, che significa presentare i semplici fatti che abbiamo osservato. Ad esempio, invece di dire “Quando parlo non mi ascolti”, potremmo dire “Nella nostra riunione di oggi, ho notato che eri al telefono”.

Imparare a praticare la CNV implica imparare a separare ciò che si osserva dai giudizi di valore personali su tale osservazione. Evitare questi giudizi aiuta a prevenire l’attivazione di difese, aprendo la possibilità a uno scambio che porti alla comprensione.

La comunicazione non violenta parte dalla condivisione con gli altri di queste osservazioni.

2. Sentimenti ed emozioni

La CNV implica che ci assumiamo pienamente la responsabilità dei nostri sentimenti e delle nostre emozioni. Questo richiede un cambiamento di prospettiva rispetto alla possibilità che le parole e le azioni degli altri influenzino le nostre emozioni e i nostri sentimenti. Nella CNV, ciò che gli altri dicono e fanno è considerato lo stimolo, ma mai la causa dei nostri sentimenti.

In realtà, è come scegliamo di rispondere a questi stimoli e quali sono i nostri bisogni e le nostre aspettative del momento a determinare cosa proviamo e come ci sentiamo.

Quando qualcuno ci critica (ad esempio, “sei un egoista!”), solitamente cadiamo in uno di questi modelli automatici di risposta: accettiamo la critica (“sono davvero un egoista…”) o contrattacchiamo (“non sono egoista! Tu lo sei!”). Esistono però delle alternative che sono più in linea con una comunicazione non violenta:

  • possiamo comunicare i nostri sentimenti e bisogni (“quando ti sento dire che sono egoista, mi sento ferito perché ho bisogno che tu riconosca lo sforzo che faccio per considerare le tue preferenze”). In tal modo, si rende possibile una risposta compassionevole da parte del nostro interlocutore.
  • Possiamo evidenziare i sentimenti e i bisogni dell’altra persona (“Ti senti ferito perché hai bisogno di maggiore considerazione per le tue preferenze?”), in tal modo diamo la possibilità al nostro interlocutore di comunicarci i suoi sentimenti e i suoi bisogni, oltrepassando la critica sterile senza darle peso.

In questo modo, l’individuo non reagisce in modo automatico, ma sceglie come agire e rispondere, creando le basi per una migliore comprensione reciproca e per una soluzione che soddisfi i vari bisogni. Rosenberg scrive che l’obiettivo di imparare a comunicare i propri bisogni è raggiungere uno stadio chiamato “liberazione emotiva”.

3. Bisogni

Il passaggio successivo della CNV è quello di creare una connessione tra sentimenti e bisogni non soddisfatti nell’individuo. Tutti noi abbiamo bisogni insoddisfatti e spesso esprimiamo i sentimenti che queste mancanze ci generano con rabbia e frustrazione. Dobbiamo quindi:

  • imparare a guardarci dentro invece di limitarci all’espressione esteriore delle nostre emozioni,
  • aumentare il nostro vocabolario emotivo in modo da dare la giusta sfumatura a quello che stiamo provando,
  • imparare a esprimere i nostri bisogni insoddisfatti.

4. Richieste

L’ultimo passaggio della CNV è la capacità di fare richieste specifiche e realizzabili al fine di migliorare e arricchire la nostra vita interiore e relazionale. Tali richieste vanno articolate in modo tale che l’interlocutore possa rispondere in modo compassionevole.

Le richieste non sono mai pretese, che sono violente, intimidatorie e imposte e spesso la causa di molte comunicazioni inefficaci e sterili. Il modo più efficace per separare una richiesta da una pretesa è includere nella dichiarazione i propri sentimenti e bisogni, che significa essere consapevoli di ciò che stiamo chiedendo e perché lo stiamo chiedendo.

Le richieste nella CNV sono espresse in termini positivi, quindi chiedo quello che voglio, non quello che non voglio (ad esempio, potrei chiedere “Vorrei che passassi più tempo con me a casa” piuttosto che “Non voglio che trascorri così tanto tempo al lavoro”). Più diventiamo bravi ad esprimere chiaramente le nostre richieste, più facilmente otterremmo quello di cui abbiamo bisogno.

La comunicazione non violenta è uno scambio relazionale, quindi questi 4 passaggi vanno utilizzati sia per esprimere con chiarezza quello di cui abbiamo bisogno, sia per ascoltare e accogliere in maniera empatica le richieste e i bisogni dell’altro.

In conclusione, la comunicazione non violenta non è semplicemente un modo di esprimersi o un insieme di tecniche, ma una scelta relazionale, una posizione empatica, una consapevolezza dei bisogni più profondi e un intento compassionevole. È quello che, in un momento di crisi e di stress collettivo, ci ha portato sui balconi a regalare una canzone, a condividere i pasti domenicali, ad applaudire chi stava lavorando per noi. È quello che dovremmo imparare a portare nelle nostre vite giorno per giorno affinché la nostra società possa curare le sue ferite e ricostruirsi più forte e coesa.

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